NOCI (Bari) - Giovedì 26 settembre, alle ore 18.45, nel Chiostro delle Clarisse, il quarto appuntamento di “Settembre in Santa Chiara” avrà come tema “Pugliesi nella Guerra di Liberazione (1943-1945). L’impegno di Francesco D’Onghia (Noci 1923 – Sanremo 1945)”. Ne parleranno Raffaele Pellegrino, docente nei licei e ricercatore IPSAIC, Marica D’Aprile, collaboratrice del quotidiano online Noci24, e Giuseppe Basile, direttore della Biblioteca comunale di Noci. Porgerà un indirizzo di saluto José Mottola, presidente del Centro culturale “Giuseppe Albanese”, il sodalizio che, con Comune di Noci e Biblioteca comunale, organizza il ciclo di conversazioni storiche, giunto alla XVIII edizione. Collaborano anche le associazioni nocesi Terra Nucum, Puglia trek & food e Pro Loco e il Gruppo Umanesimo della Pietra di Martina Franca.
Come ha avuto modo di scrivere anche il professor Vito Antonio Leuzzi, presidente dell’IPSAIC (Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) di Bari, la Puglia, subito dopo la Sicilia, è stata la regione del Sud con il maggior numero di partigiani caduti in combattimento, fucilati e deportati. Gli aderenti alla lotta di liberazione, originari della Provincia di Bari furono oltre cinquecento, il numero più alto tra le provincie meridionali.
Anche Noci ha contribuito alla Liberazione dell’Italia dai nazi-fascisti. Tra i partigiani nocesi vi è Francesco D’Onghia: la militanza partigiana e le sue notizie biografiche, che saranno illustrate durante l’incontro del 26 settembre, sono venute alla luce soltanto recentemente.
Nato a Noci nel 1923, contrae matrimonio nel 1942 a Valsinni (Matera). Sembra avviato, come tanti coetanei, a una vita di lavoro e sacrifici per mantenere la sua famiglia con il duro e onesto lavoro di contadino, come riportato in alcuni documenti, e/o di carbonaio, come dichiarato nell’atto di matrimonio.
Durante il secondo conflitto mondiale è però chiamato alle armi presso la 2. Compagnia di Sanità ad Alessandria.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 il giovane Francesco potrebbe abbandonare le armi e tornarsene a casa, approfittando dello sbandamento generale, o aderire all’Esercito nazionale repubblicano, invece, preferisce avvicinarsi alle prime spontanee formazioni partigiane, nelle quali assume il nome di battaglia di “Franz”.
Dal giugno 1944 alla morte presta servizio effettivo come partigiano combattente nel III battaglione della IV brigata “E. Guarrini” della II divisione d’assalto Garibaldi “F. Cascione”.
Nel gennaio 1945 durante uno scontro con i nazi-fascisti è catturato presso Pompeiana (Imperia) e sottoposto invano a torture perché fornisca informazioni sui suoi compagni garibaldini.
In precedenza era stato gravemente ferito, tanto da perdere la mano o parte del braccio sinistro.
Secondo alcune fonti Franz è fucilato il 12/2/1945 a Villa Junia, presso Sanremo. Un testimone ricorda che egli “era privo di una mano. Così gli aguzzini gli strapparono i vestiti finché il moncherino non fosse scoperto e su quel moncherino inferirono con una frusta”.
In altri documenti, tra i quali l’atto di morte trascritto presso il Comune di Valsinni, è riportata la data di morte del 2/3/1945.
La famiglia di Francesco D’Onghia è informata della morte del congiunto dal comando del terzo battaglione della brigata “E. Guarrini” il 22/5/1945 con la seguente comunicazione:
“È col più vivo rimpianto che dobbiamo annunciarVi che il caro Compagno FRANCESCO ci ha abbandonato quando già ci arrideva la vittoria.
Ha appartenuto fin dai primi giorni del Giugno 1944 alle nostre formazioni ed ha dato prova di un’onestà e sagacia tali da essere stimato e amato da tutti i Superiori come un vero fratello.
È caduto, colpito dal piombo del nemico nazi-fascista, dopo lunghi giorni di prigionia sopportati con uno stoicismo tale che il nemico stesso dovette ammettere di aver giustiziato un Eroe.
Il vile nazi-fascista non è riuscito a piegare la sua volontà ed egli, pur di fronte alla morte, seppe conservare, dignitoso e sprezzante, la calma dei forti.
Tutti i Garibaldini del III Battaglione rimangono a Voi uniti nel dolore e nel proposito di vendicare il Compagno gloriosamente Caduto per un Ideale di GIUSTIZIA E LIBERTÀ”.
I resti mortali di Francesco D’Onghia quasi certamente riposano in pace nell’ossario del Sacrario dei Caduti partigiani del cimitero di Valle Armea in Sanremo, dove a cura della sezione sanremese dell’A.N.P.I., il suo nome è stato aggiunto in calce ai nominativi già esistenti.
Il nome di Francesco Donchio è riportato anche, con quelli di altri partigiani, su una lapide in un’edicola situata in Corso Inglesi presso Villa Junia a Sanremo.
Nel 1984 il Consiglio comunale di Noci intesta a Francesco D’Onghia l’ultima traversa a destra di via Tommaso Siciliani, prima dell’ingresso al Parco giochi.