NOCI - Lo scorso 17 settembre, alle 19:00, sempre presso il Chiostro delle Clarisse si è tenuto il secondo dei quattro appuntamenti previsti quest’anno per il ciclo di conversazioni storiche “Settembre in Santa Chiara”.
L’evento, giunto alla sua XIX edizione, è organizzato dal Centro Culturale “Giuseppe Albanese”, col patrocinio del Comune di Noci, con il supporto della Sereco e in collaborazione con la Biblioteca Comunale “Mons. Amatulli”, con Società di Storia Patria per la Puglia – Sezione sud-est barese di Conversano, Gruppo Umanesimo della Pietra di Martina Franca, I.I.S. Da Vinci-Agherbino di Noci-Putignano, associazioni “Terra Nucum” e Puglia Trek&Food di Noci. La serata è stata come sempre introdotta con chiarezza e competenza dal direttore della Biblioteca Comunale Giuseppe Basile, e ne è stato protagonista l’architetto Walter Putignano, che ha portato la cittadinanza a conoscenza delle sue ricerche riguardanti il nonno materno Fulvio Tassani, che a partire dagli anni ‘50 rese a Noci il mirabile servizio di far rinascere quelle aree verdi che negli anni dolorosi della guerra erano state abbandonate al più totale degrado.
Fulvio Tassani nasce in Emilia Romagna, precisamente a Forlì, il 22 aprile del 1912. A vent’anni, come tanti giovani dell’epoca, abbraccia la fede fascista, a 23 si sposa e ha quattro figli, e per mantenere la famiglia, esercita la professione di Ispettore agrario e dei mulini. Il vortice assurdo e cruento della guerra, lo porterà ben presto ad allontanarsi dalla sua famiglia.
Si potrebbe affermare che Tassani sia stato letteralmente miracolato, in quanto per ben due volte viene catturato dai partigiani e in entrambe le tragiche occasioni riesce per un soffio a scampare alla fucilazione. La prima volta intercede per lui una donna greca, la seconda è addirittura il capo della Brigata che lo aveva catturato a salvargli la vita. Dice agli altri “Con Tassani me la vedo io”; e invece di ammazzarlo, come sarebbe avvenuto per gli altri ostaggi, lo conduce presso una vicina caserma degli inglesi, garantendogli la salvezza. Pare si sia trattato di un favore ricambiato. In un clima politico caotico e violento, dove si arriva addirittura a picchiare per strada il sindaco, Tassani approda a Noci con moglie e figli. Malgrado il delicatissimo momento storico, la comunità nocese gli riserva quell’ospitalità e quell’accoglienza che l’ha sempre contraddistinta. A Noci, Tassani stringe amicizia con l’allora giovane sindaco (il primo eletto a suffragio universale) Antonio Ricco. Sono quasi coetanei e abbracciano le stesse idee circa il bene della comunità. Il primo cittadino ripone in Fulvio Tassani cieca fiducia, e con una delibera in cui ne elogia le competenze e le qualità umane, gli affida la cura di tutto il verde nocese: dai cipressi del cimitero alla villa comunale, che deve tornare a risplendere. Tassani diviene dunque dipendente comunale. Ricco però, non può promettergli uno stipendio, perché imperversa in paese la fame più nera, ma gli consente di vivere un alloggio comunale prima adibito a deposito (la casa era ubicata in Via Gioia n.1) e di poter vendere per guadagnarsi da vivere i fiori che avrebbe piantato. I sogni di Fulvio Tassani sembrano miracolosamente avverarsi: ha con sé la sua famiglia, vive in un paese che lo ha accolto bene, ha una casa e soprattutto gli è concessa un’opportunità di dimostrare il suo valore, di essere utile al bene comunitario e di guadagnarsi da vivere. Si incrociano così le strade di due reduci e sognatori, Tassani e Ricco, che da parte sua sognava di innalzare Noci, puntando sul turismo e sulla bellezza delle aree verdi. E i “polmoni di Noci” sono letteralmente nelle mani del Romagnolo che ha già imparato ad amare la Puglia e in particolare questa piccola oasi in collina. Tassani inizia a giocare con quel verde con la precisione di un chirurgo e al tempo stesso con l’estro creativo di uno scultore. Crea i salottini ritagliati nelle siepi, dove tanti baldi giovanotti, compiuta la maggiore età si fanno immortalare mentre fumano la loro prima sigaretta, dove tante coppiette si appartano tra baci rubati e sospiri; dove gli amici chiacchierano spensieratamente e dove i novelli sposi o i bimbi che hanno ricevuto la prima Comunione fermano nell’eternità di una foto il ricordo di un giorno indimenticabile. A questa rinascita verde, si affianca la nascita della Piscina Comunale.
L’accoppiata risulta subito vincente: Noci troneggia sulle pagine dei più importanti quotidiani pugliesi: il verde rigoglioso e artistico della Villa Comunale e la Piscina, sono le uniche due cose che la rendono conosciuta nei paesi limitrofi e non solo. Sono anche gli unici due elementi rappresentati sulle cartoline d’epoca di Noci. Una sorta di propaganda turistica: “Venite a Noci perché c’è tanto bel verde e una stupenda piscina!”. Anche cantanti e noti personaggi televisivi, nelle sere d’estate vengono come ospiti in Villa. Nel 1956 però, le strade di Fulvio Tassani e Antonio Ricco si dividono: il primo si dimette dall’incarico di giardiniere comunale, rinunciando alla casa in via Gioia, il secondo continua a dedicarsi alla politica. Guardando a quello che la Villa Comunale è diventata oggi, si può ben comprendere perché tanti dei presenti avessero gli occhi lucidi nel ricordare la bellezza che la caratterizzò. Rimane solo il ricordo di un sogno sognato da due sognatori, rimangono solo quelle cartoline d’epoca e le foto gelosamente conservate da tanti cittadini. Tanti le mostrano ancora oggi ai loro figli e nipoti, che purtroppo quella bellezza non l’hanno goduta. Già anni addietro, quando Walter Putignano era un giovane studente in architettura, ebbe a scrivere in un suo articolo-denuncia che ciò che prima era il nostro orgoglio, sta finendo per diventare la nostra vergogna. Nello stesso articolo, al sogno obsoleto e troppo dispendioso di ricostruire una piscina, proponeva come alternativa la costruzione di un Anfiteatro che potesse quantomeno ospitare manifestazioni musicali e culturali. Cosa che, fortunatamente è stata realizzata, e che se non altro consola un po’ dalla desolante visuale della nostra meravigliosa Villa ridotta ad una piazza pavimentata, dove, eccezion fatta per qualche albero, del verde non c’è più neanche l’ombra. Ancora una volta, purtroppo, non siamo riusciti a preservare qualcosa di prezioso come hanno fatto in altri paesi, dove le oasi verdi, sempre ben curate, conservano la stessa bellezza da oltre 500 anni. A Fulvio Tassani, scomparso 46 anni fa e ad Antonio Ricco, siamo e saremo sempre grati per averci regalato un “verde sogno!”