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….e ora in conclave!!!

03 14 piccola biblioteca europeaLETTERE AL GIORNALE - Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell'associazione "La piccola biblioteca europea" in merito alle amministrative di maggio 2023.

….e ora in conclave!!!

Mancano circa due mesi dalle celebrazioni delle prossime elezioni amministrative, e dalle diverse contrade le ”confraternite” ci fanno sapere che stanno definendo giusto gli ultimi dettagli prima di chiudersi in conclave e produrre i primi segnali di..fumo. E’ un rito che si ripete con regolarità pressoché assoluta in ordine al tempo e alle forme. Ma è così dappertutto in Italia e in ogni latitudine dei paesi democratici? Relativamente al tempo la risposta è
senz’altro affermativa, perché indipendentemente dai vari sistemi elettorali la cadenza cronologica delle elezioni per il rinnovo delle cariche elettive è ad intervalli regolari, fatte salve le eccezioni per contingenze politiche o di altra natura. Per quanto riguarda le forme, invece, queste cambiano a seconda delle aree geografiche che si prendono in considerazione. Da noi, in meridione, però, sono così forti e marcate le analogie tra le forme in cui vengono interpretate le elezioni nelle diverse aree geografiche da farci sembrare un tutt’uno omogeneo, indistinto; come se le sfumature cromatiche con le quali si è soliti dipingere le formazioni politiche, o le categorie geometriche che si utilizzano per collocarle spazialmente, siano semplicemente inappropriate o, meglio, inutili. Per spiegarci meglio, al di là del logo con il quale ci accreditiamo all’evento, ciò che emerge nettamente nella parte del rito che implica l’esibizione oratoria è una percezione diffusa di uniformità lessicale dei diversi attori, la stessa intonazione di voce, le stesse dichiarazioni di buoni propositi, ma nessun programma che lasci intravedere iniziative nell’ambito dei servizi alle persone, piuttosto che nel campo delle attività produttive, per esempio. Perché si afferma all’unisono che”…tanto i programmi non li legge nessuno… i programmi sono tutti scopiazzati “. Si riconosce cioè con innocente quanto
eloquente candore che l’attività amministrativa delle nostre Istituzioni Pubbliche non si svolge a partire da un programma che ne orienti l’azione e ne definisca gli obiettivi, ma sulla base di pratiche che vengono istruite intercettando flussi finanziari di diversa provenienza, successivamente distribuiti alle varie clientele, poi incaricate di eseguire alla men peggio opere di pubblica utilità. Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti e motivo di diffuso mal contento e permanente frustrazione di una parte sempre più crescente di popolazione che reagisce prendendo le distanze da un rito che vivono sempre più come qualcosa di estraneo alle loro aspettative, ai loro bisogni. Si potrebbe facilmente obiettare che lo scenario che abbiamo appena abbozzato non presenta spunti significativi per avviare quantomeno una riflessione innovativa sulla nostra realtà, sul nostro modo di intendere il civismo attivo; che in fondo anche questa nostra analisi, insieme a tutto ciò che l’ha determinata è vecchia come il cucco. A mantenere vivo il nostro interesse su questa questione è l’interrogativo sulle cause che ci fanno essere ostili ad ogni idea, ad ogni ipotesi che prefiguri l’avvio di una fase storica in cui siamo noi a produrre un nostro punto di vista, un nostro pensiero, una nostra visione della realtà. Che ci incoraggi a pensare a un nostro modello di sviluppo da costruirsi su un valore universale: la qualità del vivere come tratto connotativo di una società civile! Un modello di sviluppo in cui le relazioni umane, ogni tipo di relazione, trovino nell’impegno civile la ragione primaria della loro esistenza, della loro possibile evoluzione. Ma perseguire questo obiettivo presuppone di assumere la parola, la dialettica, il confronto quali momenti imprescindibili per differenziarsi, per superarsi; per essere riconoscibili in quanto interpreti di soluzioni coerenti con una visione politica delle questioni emergenti della nostra società. Al momento siamo ancora impaludati in comportamenti e allestimenti scenici compatibili con una sceneggiatura di tipo antropologico su sfondo laico-religioso; ma alcuni segnali ci confortano nella percezione di un nuovo che avanza: l’alba di un pensiero politico, di un nostro pensiero politico. La convocazione delle” primarie” come metodo sistemico potrebbe essere il suo atto fondativo e celebrativo. Alle primarie, allora!!!

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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