Sono i poveri ad evangelizzare i ricchi

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Papa Francesco incontra il Movimento ATD Quarto Mondo

 

“[…]desidero una Chiesa povera per i poveri” (Evangelii gaudium n.198): è questa l’aspirazione più profonda di Papa Francesco e del suo magistero spirituale, ecclesiale e morale. La prova, provata, di questa evangelica verità di fondo si ritrova –  ancora una volta – nel discorso che egli ha rivolto, il 6 luglio 2016, in Vaticano, ai rappresentanti francesi, della diocesi di Lione, del Movimento internazionale “Agire tutti per la dignità-Quarto Mondo”, fondato, nel 1957, per i senza tetto e nei dintorni di Parigi, dall’attuale Servo di Dio padre Joseph Wresinski (1917-1988). Nel suo intervento, il Santo Padre s’è soffermato, soprattutto, sul posto privilegiato che i poveri hanno nel nuovo popolo di Dio e sul fatto che, oggi, sono proprio i poveri ad evangelizzare i ricchi (cf L’Osservatore Romano, 07.07.2016,8).

Il primo aspetto che il Pontefice affronta ruota attorno alla struttura cristocentrica della vita umana. “Con i responsabili che vi accompagnano – esordisce il Papa -, voi date una bella testimonianza di fraternità evangelica in questo camminate insieme nel pellegrinaggio. Infatti, voi siete venuti accompagnandovi a vicenda. Gli uni aiutandovi generosamente, offrendo risorse e tempo per farvi venire; e voi, donando loro, donando a noi, donando a me, Gesù stesso”. Il cristocentrismo della vita umana esige, perciò, una fraternità evangelica tra “le pietre di scarto” e “i volontari per la dignità di ogni persona”, che mettono insieme ciò che sono e ciò che hanno. Papa Francesco – autodefinendosi, spesso, peccatore – ringrazia i poveri del Movimento per avergli donato, in modo rinnovato, il volto autentico di Gesù Cristo  sofferente, Salvatore e Redentore del mondo: ciò, risponde a verità perché anche il Sommo Pontefice – che è il Vicario di Cristo in terra – ha bisogno di essere continuamente rievangelizzato  dai miserabili e dai disperati contemporanei, che sono costretti a soffrire  nel corpo e nello spirito a causa della crescente cecità dei ricchi, sempre più abbagliati dall’idolatria del denaro e dalla corruzione economica, pubblica e privata. Per questa ragione aculturale e incivile, sono proprio “i nuovi poveri” che evangelizzano “i nuovi ricchi”: poveri che, con le rispettive famiglie, portano, insieme alla loro “carne genuflessa” e al loro “spirito lacerato”,  la persona risorta del Signore che libera tutti e indistintamente, dalla prigione dell’egoismo e dell’indifferenza, della superbia e degli altri vizi capitali.

Il secondo aspetto che il Vescovo di Roma mette in luce afferisce alla necessità della cordialità ecclesiale perché una Chiesa senza poveri è, altresì, una Chiesa senza cuore che, nella teologia cattolica, coincide con l’intimità e con l’unità della personalità del Corpo di Cristo e del Tempio dello Spirito Santo. “I senza niente e nessuno” sono, di conseguenza, la profezia storica e l’avanguardia cristiana della Chiesa vivente e operante nel mondo: come la Madre di Dio e i Santi, “le periferie esistenziali” dell’oggi della fede, unitrinitaria e pasquale, rappresentano il nuovo volto umano di Dio che vuole essere riconosciuto negli affamati, negli assetati, nei forestieri, nei carcerati, negli emigrati, negli emarginati  e negli esclusi dalla vita ordinaria e quotidiana, fatta di casa, di lavoro, di festa e di dignità (cf Mt 25,39-46). Il Quarto Mondo (1957) di padre Wresinski non solo esiste ancora (2016) ma si è dilatato a dismisura: le famiglie esiliate, dei cinque continenti, si sono moltiplicate così come s’è moltiplicata la miseria materiale e al di sotto dei limiti di sopravvivenza, che sta raggiungendo i 2/3 dei sette miliardi della popolazione del pianeta. Ciò che fa più senso è, inoltre, la cosiddetta “terza guerra mondiale a pezzi”, che sta uccidendo centinaia e centinaia di persone, innocenti e incolpevoli, al giorno, soprattutto tra il grande settore umano dei bambini, delle donne (spesso in attesa di una vita nascente) e degli anziani. Allora, “Voi siete – continua il Pontefice – nel cuore della Chiesa, come diceva Padre Giuseppe Wresinski, perché Gesù, nella sua vita, ha sempre dato la priorità a persone che erano come voi, che vivevano situazioni simili. E la Chiesa, che ama e preferisce quello che Gesù ha amato e preferito, non può stare tranquilla finchè non ha raggiunto  tutti coloro che sperimentano il rifiuto, l’esclusione e che non contano per nessuno. Nel cuore della Chiesa, voi ci permettete di incontrare Gesù, perché ci parlate di Lui non tanto con le parole, ma con tutta la vostra vita”.       

Il terzo – e ultimo – aspetto che Papa Francesco pone all’attenzione del “Movimento” attiene alla vocazione di un volontariato laicale e cristiano a servizio permanente dei “nuovi poveri”: si tratta, cioè, di condividere, nella secolarità scomposta  delle città anonime e irretite del nostro tempo, un costante cammino esodale e sinodale,  i cui paradigmi di vita sono riferiti agli stessi sentimenti salvifici del Verbo eterno di Dio, incarnato, morto, risorto e asceso al Cielo. Rivolgendosi ai fedeli laici e agli altri volontari (presbiteri, consacrati, religiose,  ecc.) del “Movimento ATD Quarto Mondo”, il Pontefice così conclude: “[…] suscitate intorno a loro una comunità, restituendo loro, in tal modo, un’esistenza, un’identità, una dignità. E l’Anno della Misericordia è l’occasione per riscoprire e vivere questa dimensione di solidarietà, di fraternità, di aiuto e sostegno reciproco”. I Lazzari dell’odiernità vanno gradualmente accolti, chiosa il Papa, dalle comunità parrocchiali e diocesane poiché la Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa cattolica, è aperta a tutti: essa non conosce Chiese parallele o alternative alla “comunità eucaristica” ma conosce, invece, l’impegno per donare, attraverso la Parola, i Sacramenti e la Carità, la grazia della misericordia ad ogni essere umano: “prendersi cura gli uni degli altri” è, cioè, l’anima di ogni autentico movimento laicale ed ecclesiale, è il cuore di ogni trasparente e comunitario amore attivo e contemplativo, è la verità spirituale e morale di ogni generosa e pressemica “chiesa domestica” e “chiesa in miniatura”. In conclusione, le famiglie dei barboni e dei poveri della nostra storia vanno inserite, attraverso il dono dell’unità e della comunione, al centro propulsore del motore apostolico e messianico della “famiglia di Dio nel mondo”, vicino e lontano, della porta accanto e del Mediterraneo, del Sud della vita e del Sud di ogni Sud che attende il perdono del Padre, le carezze del Signore e le brezze, leggere leggere, dello Spirito del Risorto.-

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