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Annalisa Calicchio: “Solo una persona soddisfatta può darsi agli altri”

05-24-annalisa calicchioNOCI (Bari) – Le rinunce, i sacrifici, la distanza, niente di tutto questo può essere più forte della passione e dell'impegno che si investe nel proprio lavoro, soprattutto quando si tratta di realizzare un sogno. Annalisa Calicchio vive dall'età di 19 anni a Roma e oggi lavora come insegnante di sostegno. Lontana dai suoi affetti e dal suo paese, è certa che tutto questo le sarà ripagato. La speranza di tornare presto tra la sua famiglia e la passione che la tiene legata al suo lavoro, oggi rappresentano la forza che le consente di affrontare la sua quotidianità con l'ottimismo che la contraddistingue.

Subito dopo aver conseguito il diploma presso il liceo socio-pisco-pedagogico di Noci, ti sei iscritta alla facoltà di Psicologia clinica e dinamica a Roma, che al momento non era presente a Bari. Se così non fosse stato avresti optato per una maggiore vicinanza a Noci o saresti comunque andata a Roma?

Anni fa sono andata via dal mio paese solo ed esclusivamente per frequentare l'università che avevo scelto, non di certo per cercar fortuna altrove! Sono sempre stata molto legata alle mie origini e al mio paese. Gli anni che ho passato e che forse passerò ancora qui a Roma, li ho sempre considerarti come una sorta di processo di alta formazione: vivere in una città come Roma ti dà tanto a livello formativo! E non credo di esser stata io la fortunata. Le potenzialità di una grande città sono tante se si ha voglia e tenacia per cercarle! Io l'ho avuta e tutt'ora ne ho, infatti dopo il percorso universitario non mi sono mai fermata: ho continuato a formarmi seguendo diversi percorsi e progetti, a volte anche fallimentari; è grazie alla continua sete di formazione che qualche anno fa sono approdata nel mondo della scuola.

Da circa cinque anni svolgi la professione di insegnante di sostegno a Roma e da tre anni, invece, hai iniziato a studiare la L.I.S (lingua italiana dei segni). Indubbiamente si tratta di una professione interessante e che richiede anche una certa forza psicologica. Cosa ti ha spinto ad addentrarti in questo mondo?

Quello dell'insegnamento è spesso un mondo oscuro e complicato, caratterizzato da continui cambiamenti e nuovi decreti ... c'è da perdersi! La mia scelta sul sostegno è stata immediata, naturale. Una scelta dettata anche dal percorso di studi universitari intrapreso. Giorno dopo giorno provo ad insegnare qualcosa e ricevo in cambio molto di più. Ma sento che quello che posso fare non è mai abbastanza e da qui nasce la decisione di imparare la L.I.S. Perché proprio la L.I.S? Per una serie di coincidenze o avvenimenti. Sin da piccola sono sempre stata affascinata da quel tizio che segnava al tg, lo guardavo con curiosità e mi dicevo: da grande imparerò anche io. L'indipendenza economica e l'aspetto formativo, importante per una insegnante di sostegno, hanno fatto il resto.

Nella tua presentazione hai dichiarato di non essere più tornata nel tuo paese d'origine perché a Roma senti di aver trovato la tua stabilità economica e professionale. Tuttavia, sei anche presente nelle graduatorie di Bari. Se ti fosse concessa quindi la possibilità prenderesti in considerazione l'idea di tornare a Noci?

Sogno nel cassetto? Essere chiamata da qualche scuola di Bari, anche perché sono in graduatoria da tempo ormai: mi piacerebbe portare quella che sono, quello che ho imparato, in un contesto scolastico diverso da quello romano e poi forse solo in questo modo tutto il mio lavoro, tutti i miei sacrifici e le rinunce sarebbero ben ripagate! Il cerchio finalmente si chiuderebbe.

Guardando al percorso intrapreso fino a questo momento, ti ritieni soddisfatta di tutte le scelte fatte o c'è qualcosa che cambieresti?

Sono fiera delle scelte che ho fatto fin ora! Non rimpiango nulla. Se non fossi venuta a Roma a 19 anni, oggi non sarei quella che sono. Ne sono certa. Certo, ho dovuto fare molte rinunce, soprattutto a livello emotivo e sentimentale, ma ne è valsa la pena. E anche se ad oggi vivo ancora lontana dalla mia famiglia e dal mio compagno, sento che è giusto così. Solo una persona soddisfatta ed in pace con se stessa può darsi agli altri. Sono una" precaria fortunata" nel senso che tutti gli anni riesco ad avere un incarico annuale, e sebbene a volte si tratti di un lavoro molto duro e stancante, non c'è mai giorno che pensi: oh no devo andare a lavoro! Molti dicono si tratti di una vocazione. Per me è fare il proprio lavoro e farlo con passione.

Nonostante la soddisfazione personale per i risultati raggiunti, attualmente vivi lontana dal tuo compagno e dalla tua famiglia. Quanto questo ha inciso fino ad oggi e potrebbe incidere sulle tue scelte future?

A 33 anni compiuti nutro una speranza: quella di potermi reintegrare, in futuro non molto lontano, nel tessuto sociale e lavorativo del mio paese. Non credo si tratti di una illusione. Sono ottimista di natura e credo fortemente nella forza del cambiamento e delle idee innovative che possiamo noi giovani.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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