NOCI – Dopo la prima serata dedicata lo scorso 13 aprile alle nostre tradizioni civili, in compagnia dello studioso di storia locale Pasquale Gentile, il secondo appuntamento si è svolto venerdì scorso, 21 aprile, sempre presso il Chiostro di San Domenico, a partire dalle ore 18:30. La tematica della serata, presentata da Luciana Menna e moderata dalla nostra collaboratrice e amica Marica D’Aprile, ha riguardato tutto ciò che la nostra pietra ha da raccontare, sotto forma di masserie, traturi, chiesette rurali e jazzi. Illustri relatori della serata sono stati l’Architetto Francesco Tinelli e la Dott.ssa Francesca Tinella, presidente dell’Associazione turistico-culturale" Terre delle Noci", che si occupa di tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico rurale presente sul territorio. Non è ovviamente mancata l’allegria delle musiche e delle danze popolari che sono fortemente distintive della nostra identità di ieri e di oggi
Se vi dicessimo che le pietre possono parlare, come reagireste? Probabilmente aggrottando le sopracciglia e guardandoci con incredulità. Eppure, è proprio così: le pietre parlano eccome. Raccontano la nostra storia e la nostra cultura, l’evoluzione del nostro rapporto con la natura che ci ha sempre circondati. E le pietre raccontano con una voce forte e decisa, che non si può ignorare. Inizialmente, la pietra era considerata un “materiale di scarto”, poiché ostacolava la coltivazione della terra, considerata la vera ricchezza. Presto però, l’uomo ha compreso che anche quanto precedentemente scartato poteva avere una sua utilità. Ecco che la pietra diventa quindi trullo utilizzato come fienile o deposito per il raccolto; diventa masseria dove risiedono i proprietari dei terreni e anche i mezzadri che li lavorano. La pietra diventa ancora chiesetta rurale dove alternare con la preghiera il lavoro nei campi, e ancora dà vita a traturi utilizzati durante la transumanza per lo spostamento degli animali, a jazzi dove le bestie e i pastori possono sostare prima di riprendere il cammino.
L’Agro di Noci vanta un patrimonio vastissimo tra masserie di vario genere, trulli, traturi, jazzi e chiesette rurali, molto spesso ricche di meravigliosi affreschi in grado di lasciare a bocca aperta. Tanto di questo patrimonio rischia di finire in degrado, o peggio vi si trova già. Si può permettere un simile oltraggio nei confronti di così grande ricchezza intimamente nostra? Nostra perché se ci spostiamo al di fuori del nostro territorio, e pronunciamo parole come “jazzo” o “traturo”, rischiamo di cogliere impreparato anche l’architetto più esperto. La risposta alla domanda è una sola: il degrado e l’abbandono devono essere assolutamente evitati. La parola d’ordine, al contrario deve essere recupero. E’ un bell’impegno, ma pur sempre un atto di amore nei confronti della nostra identità storica e culturale. La musica, come vi accennavamo, è stata protagonista anche durante questa serata. Ecco che abbiamo ritrovato l’apprezzatissima e inconfondibile voce di Rosita Curci, unita nell’interpretazione di “I vestie a masseri” ( le bestie alla masseria) che narra le comiche vicende di una vecchia zia che sa bene come mettere al proprio posto dei nipoti un po’ troppo avidi. Nel brano “Come s’appure u’ matrimonie”, la voce di Rosita Curci si è unita a quella di Rosalba Fiorelli, nell’interpretare due comari che stipulano nei minimi dettagli una sorta di contratto matrimoniale tra i loro figlioli. La platea è stata anche questa volta salutata con il brano “salut a vù”. Tutti i pezzi eseguiti sono stati scritti e musicati dall’indimenticabile e indimenticato Don Vito Palattella. Da segnalare l’attiva partecipazione del gruppo folkloristico di Locorotondo in un brano-sketch che vede il ritorno di un pugliese precedentemente emigrato di America per trovar moglie nella sua terra, una volta fatta fortuna. Il prossimo appuntamento è fissato per il 27 aprile, con l'ex dirigente scolastico Giuseppe D'Elia che parlerà di istruzione e di scuola rurale.