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Sophia Silvestri: "La Noci che vorrei è un posto dove tutti si sentono accettati, integrati e parte attiva della comunità"

04 28 Sophia SilvestriNOCI – Vi avevamo parlato del percorso di vita di Sophia Silvestri, che ha avuto il coraggio di intraprendere un percorso di transizione di genere che le permettesse di esprimere liberamente sè stessa (LEGGI QUI). Un percorso di transizione certamente non facile, ma contrassegnato da quel coraggio e da quella forza di volontà che oggi hanno reso Sophia una donna sicura di sé, che può finalmente dire di aver trovato la sua serenità.

Ci ha incuriositi molto trovare il suo nome nella lista “La sinistra”, una delle quattro a sostegno di Fortunato Mezzapesa, tra gli aspiranti candidati sindaci alle prossime elezioni amministrative. La sua candidatura ha infatti due peculiarità. Non si tratta solo della prima candidata transgender che Noci annoveri, ma Sophia, pur nocese di nascita, vive e lavora ormai a Firenze. La nostra redazione ha voluto contattarla per comprendere cosa abbia spinto una fiorentina d’adozione a scendere in campo politicamente, seppur a distanza, per il proprio paese natio

Sophia, innanzitutto ben trovata. Veniamo subito al sodo: cosa ti ha spinta a candidarti, a scendere in campo per Noci?
"A Noci ho vissuto due esperienze contrastanti. La prima risale alla mia infanzia e adolescenza, dove vivevo il disagio e la distanza da una realtà in cui sembrava non potesse esistere quello che percepivo: sentirmi donna mentre il mondo mi diceva di essere uomo. Una sensazione che mi ha portata ad allontanarmi, a cercare la mia strada lontana senza comunque mai trovare un modo di esprimere ciò che sentivo, piena degli stereotipi dispregiativi del mondo LGBTQIA+: debolezza, promiscuità, prostituzione, etc… La seconda è quella sperimentata negli ultimi due anni. L’accoglienza e l’accettazione, la stima e l’affetto confermato da parenti, amici o anche semplici conoscenti. Una esperienza che ha rovesciato il sentimento verso Noci, che oggi è l’unico posto dove posso dire di sentirmi al sicuro, protetta da una realtà che mi conosce e ha accettato quello che sono. Questo è quello che mi ha spinto: fare in modo che la seconda esperienza sia quella che tutte le persone LGBTQIA+ nate a Noci possano provare, scegliendo di rimanere perché sicure di poter vivere serenamente nel posto in cui è nato".

Come comprenderai, tanti troveranno singolare la candidatura di una nocese che da tempo ormai non vive più in loco e che non potrebbe svolgere “fisicamente” il suo ruolo all’interno dell’Amministrazione, partecipando a Consigli Comunali, eventi politici e culturali ecc. Cosa risponderesti a chi dovesse porla in questi termini?
"La politica non la considero una poltrona in un consiglio comunale, né la presenza fisica, ma l’apporto costante a tematiche politiche, sociali, economiche, etc... Gli ultimi anni, segnati dal lockdown, hanno visto crescere le partecipazioni da remoto, anche dall’altro lato del mondo, all’interno di una realtà locale. Questa nuova modalità la vedo come la possibilità di crescita in modo più rapido rispetto a qualsiasi modalità del passato. Anni fa si parlava di “digital divide”, la differenza tra le risorse tecnologiche in termini di comunicazione tra le città e le provincie. Si è tanto agitato, giustamente, per compensare questa differenza che metteva in difficoltà competitiva le piccole realtà. Ora si può agire sul “social divide”, la distanza sociale tra le piccole realtà e le realtà più grandi. Aprire da Noci possibilità di dialogo e confronto con ogni parte del mondo, ovunque ci siano persone disposte a partecipare alla crescita del paese".

Pur vivendo e lavorando stabilmente a Firenze, quanto è forte il tuo legame con Noci? 
"Il legame con Noci è forte, nonostante ancora viva le contraddizioni di sensazione tra la mia adolescenza e oggi. Ma ci sono i miei affetti, e amicizie che porto avanti anche da più di vent’anni. E ogni volta che torno non posso fare a meno di sentirmi parte della comunità di Noci".

Ti andrebbe di raccontarci la Noci che vorresti?
"La Noci che vorrei è un posto dove tutti si sentono accettati, integrati, e parte attiva della comunità. Dove ci sono possibilità di impegno e partecipazione, di crescita culturale e di innovazione".

Sei la prima candidata transgender che Noci abbia annoverato fino ad ora. Ci viene spontaneo ritenere che questo comporti una responsabilità, un impegno nei confronti della comunità LGBTQ+ di cui fanno parte anche diversi concittadini, i quali, molto probabilmente, non stanno affrontando serenamente il loro percorso. Non tanto per mancanza di coraggio, quanto di orecchie che possano ascoltare e comprendere, per mancanza di qualcuno che possa supportarli e consigliarli nella maniera opportuna e soprattutto aiutarli a uscire da quella “bolla di invisibilità”. Ancora più importante, qualcuno che li aiuti e a prendere consapevolezza di diritti che è necessario far valere. Quale messaggio vorresti far loro arrivare?
"Che le cose possiamo cambiarle insieme, mettendo in campo le forze e le iniziative necessarie per questo passaggio. Le forze politiche che in questo momento governano il nostro Paese hanno preso una chiara posizione di arretramento sui nostri diritti, e anche chi le ha precedute sono state molto timide nell’attuare le riforme che avrebbero permesso di portare i diritti civili ai livelli europei. Ma i cambiamenti possono partire dal basso, dalle realtà locali, come ha dimostrato Sala a Milano con iniziative come documenti alias validi nel comune, registrazione di coppie omogenitoriali, etc…
Ma tocca a noi dire che il cambiamento lo vogliamo, che non siamo più disposti ad accantonare i nostri diritti. E oggi le uniche forze disposte a parlare di questi temi nel nostro territorio sono state quelle della lista La Sinistra che ha chiesto la mia adesione per portare avanti queste rivendicazioni. Altre forze politiche, invece, e lo dimostra la timida soluzione delle unioni civili e il fallimento dell’approvazione del DDL Zan, non sono disposte a rischiare il consenso per i nostri diritti, spaventate da un elettorato e un interesse economico di stampo cattolico".

Purtroppo, come accade sempre più spesso quando si avvicinano le elezioni, c’è una fetta di concittadini che sembrano proiettati verso l’astensionismo. Cosa diresti loro perché comprendano l’importanza dell’esercitare questo diritto/dovere?
"L’astensionismo è frutto della disillusione sulla possibilità di cambiamento a livello politico. Se si vuole cambiare l’agire della politica, bisogna cominciare cambiando l’idea stessa della politica: non il diritto di esercitare il potere da parte degli eletti, ma il dovere degli eletti di portare le istanze degli elettori nei luoghi decisionali. Cominciamo allora da questo, scegliere le battaglie e partecipare perché vengano realizzate. Perché il cambiamento avviene solo se si è disposti davvero, partecipando e supportando chi questo cambiamento lo porta avanti, mentre l’astensione è una rinuncia dichiarata".

Sophia, ti ringraziamo ancora per la tua disponibilità e ti facciamo gli un in bocca al lupo per ogni progetto che hai in cantiere, che sia politico, lavorativo o personale. 
"Grazie a voi per la disponibilità".

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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