LETTERA AL GIORNALE - Antonio (questo il nome di fantasia che gli daremo) ha voluto raccontarci la sua complessa e triste vicenda lavorativa alla quale ha contribuito una pandemia che anche per lui si è rivelata un’autentica “sciabolata”. Il covid ha generato un esercito di “invisibili” sotto diversi punti di vista: chi da quello della salute, perché porta ancora gli strascichi fisici e psicologici del long covid, chi da quello professionale.
Antonio ha 53 anni, una moglie, tre figli. Ciò che non ha più è un’occupazione che sia fonte di certezze. Fino al 2020 ha lavorato per una società informatica. Sono seguite delle collaborazioni saltuarie, ma senza certezze. Poi è arrivata la pandemia e il futuro è diventato un enorme punto interrogativo. Abbiamo tenuto tanto a raccontare la sua storia, ritenendo che ahinoi, in tanti possano tristemente riconoscervisi e con l’obiettivo che qualcosa possa finalmente smuoversi per tante famiglie che vivono le stesse difficoltà.
“E poi ti ritrovi a 53 anni, con tre figli adolescenti e senza più ’ un’ occupazione. Ti sembra di potercela fare: lavori da vent’anni, hai cambiato almeno 5 agenzie di lavoro interinale e anche qualche azienda. Sei flessibile. Hai ricoperto incarichi importanti. E poi improvvisamente quel maledetto febbraio del 2020: sei sicuro che andrà bene anche questa volta. Non avresti mai immaginato che sarebbe cominciato l’inferno”- esordisce Antonio, e prosegue – “Ti svegli ogni mattina per non perdere il ritmo, spedisci 15/20 curriculum al giorno, ma forse solo 2 colloqui in due anni. “La sua professionalità troppo elevata” - ti senti dire, come se ciò potesse consolare.. Devi andare avanti, sei costretto a chiedere un aiuto in famiglia. Con i figli devi minimizzare. Già, perché c’è anche la responsabilità della fragilità a cui gli esponi, e la consapevolezza che quell’ istante in cui credi che ti sia crollato il mondo addosso in realtà è crollato addosso alle loro certezze. Sai che il fatto che il proprio padre non riesca a trovare un’occupazione li segnerà profondamente. Inoltre, avere una casa di proprietà rende le cose ancora più difficili, perché il tuo Isee non è veritiero, e quindi non puoi avere nessuna forma di sostentamento anche se momentaneo. Tante storie, simili alla mia, durante e dopo la pandemia sono cresciute e si sono moltiplicate a dismisura. “Il lavoro va cercato non atteso. Chi non vuole lavorare neppure mangi” - diceva San Paolo. Ma quanta valenza si può attribuire oggi al pensiero dell’apostolo dei Gentili, nello strascico della crisi economica che oggi più di ieri opprime la nostra società? L’ ultima indagine Istat parla di 16,4 milioni sul filo dell’esclusione sociale, il 27,3% degli Italiani. Se nell’ Ottobre 2018 la disoccupazione era calata sotto il 10 %, grazie all’ aumento dei contratti a termine, oggi anche per chi dedica il massimo impegno nella ricerca, trovare un lavoro è un’impresa ardua. Riporto un passo del Santo Padre: Invochiamo per la nostra gente un lavoro dignitoso, che sia, come auspica papa Francesco, «libero, creativo, partecipativo, solidale» (EG 192). Mi rendo conto che i danni provocati da quest’invisibile nemico, qual è il coronavirus, non sono forieri di buoni auspici. È un’emergenza a livello globale, quindi nazionale, di conseguenza regionale. Dobbiamo essere tutti protagonisti se vogliamo risorgere, incominciando ad agire in modo nuovo, nonostante siamo coscienti che i tempi della ripresa definitiva di tutte le attività sono lunghi, dobbiamo adattarci e riscoprire anche il valore di una rinuncia. Vada un plauso, invece, ai giovani e meno giovani gli Over 40/50 (una categoria spesso dimenticata) che prodigano le loro energie nel cercare lavoro, senza mai perdere la speranza! Da mesi le sto tentando tutte. Ho risposto anche a offerte di lavoro in campi dove non ho esperienza: da Bari a Matera, da Gioia del Colle a Modugno, Putignano, Noci ecc. ecc.
Oggi, purtroppo sono tante vertenze che segnano la grave crisi di pezzi dell’economia locale. Tuttavia, per fortuna, non mancano notizie e dati a supporto che segnalano anche una certa vitalità dell’area metropolitana di Bari, ma spesso si cercano figure già formate e a 53 anni difficile poterti inserire (triste realtà). La speranza è che tutto possa cambiare, tanto per me , quanto per i tanti che hanno difficoltà e vivono da “invisibili”, soffrendo in silenzio e chiedendo con discrezione di poter riacquistare la dignità del lavoro quello che possa donare serenità. Ci avviciniamo al tempo dell’Avvento, e per tante famiglie sarà un Natale tra i più tristi con disagio e crisi che aumentano esponenzialmente. Sono molto preoccupato, e sarà dura con 6,5 milioni di poveri in Italia da ultimo rapporto Caritas, e dato emerso da Caritas Bari-Bitonto 11 mila richieste di aiuto. L’ appello è alla sensibilità di chi non lasci questo appello inascoltato”.
Noi di Noci24 uniamo le nostre alle voci di Antonio e di tante altre famiglie, con l’auspicio che gli imprenditori che ne abbiano la possibilità e la sensibilità, abbattendo tante lunghe barriere burocratiche, possano ricollocare nel mondo del lavoro tanti di coloro a cui la pandemia ha “tolto la bussola”. Vorrebbe dire restituire loro il sorriso e la dignità.