NOCI - Si è costituito a Noci il “Comitato per il No” facente parte del “Coordinamento per la democrazia costituzionale”, presieduto dal prof. Massimo Villone. A rappresentare il "Comitato per il No" nocese c'è il dott. Stefano E. Matarrese (in foto) il quale in un comunicato spiega le ragioni del No alla proposta di revisione costituzionale.
"I sostenitori della riforma - argomenta Matarrese - hanno utilizzato una tesi sin troppo impertinente: quella di assimilare la riduzione dei parlamentari alla riduzione dei costi del bilancio dello Stato italiano. Sarebbe stato, invece, più plausibile proporre la diminuzione dei compensi mensilmente previsti per ogni singolo parlamentare". E aggiunge "questa revisione costituzionale, non restituirebbe al Parlamento il suo ruolo "naturale", ma lo mortificherebbe ancora di più riducendo la capacità di rappresentare gli elettori del popolo italiano."
Il comunicato
Nei giorni scorsi ho aderito, con ferma consapevolezza, al “Comitato per il No” facente parte del “Coordinamento per la democrazia costituzionale”, presieduto dal prof. Massimo Villone.Nei giorni scorsi ho aderito, con ferma consapevolezza, al “Comitato per il No” facente parte del “Coordinamento per la democrazia costituzionale”, presieduto dal prof. Massimo Villone.Si è costituito in occasione del referendum previsto per domenica 20 e lunedì 21 settembre dell'anno corrente.Questa consultazione elettorale pone un quesito di primaria importanza: sarà chiesto a tutti i cittadini italiani in età di voto, di confermare o meno la possibilità di modificare la Costituzione in merito alla riduzione del numero dei Parlamentari.A tal proposito mi accingo ad esplicare, in sintesi, ma, nel contempo, molto chiaramente, le motivazioni che mi hanno condotto a costituire a Noci, il mio paese natìo, il comitato in questione, il "Comitato per il No".La modifica costituzionale, nel dibattito politico, si è "fatta spazio" con demagogia. I sostenitori della riforma hanno utilizzato una tesi sin troppo impertinente: quella di assimilare la riduzione dei parlamentari alla riduzione dei costi del bilancio dello Stato italiano. Sarebbe stato, invece, più plausibile proporre la diminuzione dei compensi mensilmente previsti per ogni singolo parlamentare.La revisione costituzionale in questione è il preludio di una politica carente di credibilità e caratterizzata dal mancato legame di fiducia tra Società e Istituzioni. Un legame questo, venuto meno nel momento in cui il legislatore ha cominciato ad alterare il ruolo del Parlamento, "aggredendo" il principio della rappresentanza democratica della volontà popolare.La scelta del legislatore di non garantire ai diversi territori della nazione, e quindi ai cittadini, la figura del rappresentante parlamentare, ha provocato una regressione dei rapporti di fiducia tra Istituzioni e cittadini, determinando una crisi di credibilità della politica.Il culmine della distorsione del ruolo del Parlamento è stato generato con l’approvazione delle leggi elettorali del c.d. Porcellum nel 2006 e del c.d. Rosatellum nel 2017. Queste riforme elettorali hanno prodotto un sistema ridotto del concetto di rappresentanza parlamentare, sostanzialmente si tratta di eletti scelti dal capo partito secondo un criterio di fedeltà del candidato. Con ciò si vuol fare riferimento alla circostanza per la quale, in presenza dell’attuale legge elettorale, con una riduzione del numero dei parlamentari, è indubbio il dilatarsi del rapporto tra cittadini e rappresentanti, poiché innanzitutto si ridurrebbe la capacità di rappresentare gli elettori italiani in Parlamento. Inoltre significherebbe rendere privi di rappresentanza parlamentare alcuni territori nazionali in Senato.In definitiva, il connubio tra legge elettorale e riduzione del numero dei parlamentari renderebbe più marcato il sistema oligarchico relativo all’individuazione della figura del parlamentare. In particolare, significherebbe rendere tortuoso per alcune fasce sociali più deboli, come quella operaia, poter entrare in Parlamento per esplicare i propri bisogni.In aggiunta, la revisione del numero dei parlamentari non risolverebbe la crisi del parlamentarismo. Anzi la accentuerebbe! Tale modifica costituzionale non avrebbe alcun effetto nel rapporto odierno tra Governo e Parlamento: un Governo “legislatore” per il tramite dell’uso spropositato della decretazione d’urgenza e del voto di fiducia; ed un Parlamento tradotto come un mero ratificatore.In conclusione, questa revisione costituzionale, non restituirebbe al Parlamento il suo ruolo "naturale", ma lo mortificherebbe ancora di più riducendo la capacità di rappresentare gli elettori del popolo italiano.
Dott. Stefano E. Matarrese
Rappresentate del Comitato per il No - Noci