NOCI - Nel 2021, nel corso dell’ultimo anno di liceo, alla richiesta della prof.ssa Sandra Lucente (Università degli Studi di Bari) di individuare un luogo del nostro paese a cui associare un principio matematico, ispirandoci alle Città invisibili di Calvino rispondemmo concentrandoci sui tre campanili che caratterizzano lo skyline di Noci, a cui associammo la Funzione di Eulero o toziente.
Oggi che la Torre dell’orologio è stata restituita ai cittadini - e ai forestieri - dopo un pregevole restauro che ne esalta ancora di più la bellezza, abbiamo pensato di riproporre passi di quel nostro lavoro, sperando di contribuire a rendere meno “invisibile”, agli occhi del comune cittadino, un luogo simbolo della nostra città.
Ho appena lasciato la penna sulla scrivania e mi sono precipitato al davanzale della finestra con la mia clessidra: è finalmente il momento di perdere un po’ di tempo, di alzare la testa dai calcoli e dalle funzioni, di contemplare il cielo scuro nell’imminenza del temporale. E’ da sempre la mia passione la matematica, non intesa come un calcolo su un foglio o la soluzione di un’equazione; la matematica non si riduce alla bidimensionalità di un foglio o di una lavagna: essa è reale, è ovunque nella realtà che ci circonda, ed è capace, alla stessa stregua di un libro o di un film, di farci provare piacere e meraviglia, guidandoci alla ricerca e alla scoperta di quanto di più perfetto e razionale esista attorno a noi. Ma il cielo tuona e la sabbia scivola nella clessidra e io mi compiaccio di essere riuscito finalmente a trovare il momento per perdermi un po’ nell’inconsistenza delle nuvole, di essermi fatto distrarre dai rintocchi di una campana. Dalla finestra di casa mia si vedono molto bene i tre campanili che connotano lo skyline della mia città: sembrano tre giganti che osservano e custodiscono tutto il territorio, una sorta di guardiani, di testimoni della storia del nostro paese. Da un punto di vista matematico sono accomunati da una cosa: ciascuno presenta un elemento totiente e ognuno di questi deriva sempre dal numero delle colonnine che forma la balaustra. La sabbia continua a cadere, il rintocco delle campane si fa più forte e la mia attenzione si sposta sulla torre dell’orologio. Ricordo che mio nonno, che comunque di matematica non sapeva granché, mi diceva sempre che questo era un campanile particolare, perché si trovava alla stessa distanza dagli altri due campanili, che pure erano allineati. Insomma, potremmo considerarlo una sorta di punto medio del segmento che congiunge gli altri due. Questo campanile è sempre stato quello più inquietante per me: quell’orologio su un quadrante in pietra locale risponde al bisogno umano di un sistema di riferimento; pur nella consapevolezza che il tempo non esiste, un quadrante di pietra conferisce una piacevole concretezza a una convenzione, al processo del normare attraverso leggi e misurazioni per resistere al senso di inadeguatezza e di finitezza.
Questo campanile, infatti, non aveva una funzione religiosa ma soltanto quella di scandire i vari momenti della giornata. Esso è formato da quattro registri: l’ultimo si compone di una balconata e di un tempietto di gusto neoclassico, costituito da una cupola sorretta da 8 colonne. Queste 8 colonne sono l’elemento totiente di questo campanile: esse possono essere espresse in funzione del numero delle colonnine della balaustra. Sapendo che la balaustra di questo campanile è costituita da 48 colonnine, possiamo scrivere il numero delle colonne che sorreggono la cupola del tempietto in questo modo 8= φ(φ(48)).
Distratto dalla luce di un nuovo lampo, mi sono ricordato di non aver più controllato la clessidra che era proprio posizionata accanto a me. Essa ha già ceduto l’ultimo granello di sabbia e questo significa per me che è finito il tempo di “perdere tempo”.
Dal Progetto Lauree Scientifiche,
Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Noci
e Università degli Studi Aldo Moro
a.s.2020/2021
Scritto da Vito Locorotondo, Gabriele Pinca e Gaia Tinelli