NOCI - Prosegue a pieni motori la rassegna letteraria “Spillover”, organizzata dalle associazioni “Vivere D’Arte eventi” e “Pugliè”. Ospite della diretta social tenutasi domenica scorsa è stata la scrittrice Chiara Montani, con il suo avvincente romanzo storico “Il mistero della pittrice Ribelle”. Le pagine ci trasportano nella Firenze della metà del 400, e i due protagonisti sono nientemeno che l’artista Piero della Francesca e la giovane Lavinia, una ragazza che segretamente coltiva il sogno di miscelare i colori sulla tavolozza, impugnare il pennello e dar sfogo alla sua creatività sulla tela. Non si può però definirlo esclusivamente un romanzo storico, perché l’autrice racconta anche il “volto oscuro” del rinascimento, con le tinte tipiche del noir e del thriller che tengono il lettore col fiato sospeso.
In qualità di arteterapeuta, Chiara Montani non poteva non essere irresistibilmente attratta dalla bella città di Firenze, culla di arte e della cultura. Una cultura e soprattutto una fioritura artistica che nel Rinascimento vedono uno dei loro massimi periodi di splendore. Lungi però dal pensare che si tratti di un periodo totalmente aureo: le venature “black” non mancano di certo. Intolleranza, vendetta, violenza, sete di potere, lussuriose e peccaminose deviazioni anche e soprattutto in ambito clericale.
Lati oscuri che investono la vita individuale e sociale, e che la Montani racconta in maniera avvincente nelle sue pagine che costituiscono quello che si potrebbe quasi definire un “thriller storico”, con ambientazioni che quasi ricordano il famoso romanzo “Il nome della rosa”, firmato da Umberto Eco.
Quando il celebre artista Pietro della Francesca arriva nella bottega dello zio di Lavinia, alla giovane, che ha sempre sognato di impugnare tavolozza e pennelli, sembra quasi un sogno assistere da vicino alle fasi della nascita della “Flagellazione”. Vuole carpire ogni segreto: il modo di miscelare i colori, le tecniche, le diverse sfumature. Ma la sua acuta intelligenza la porterà ad intuire ben presto che la visita del maestro non è motivata esclusivamente da questioni artistiche. Ed è qui che inizia il giallo, su cui è giusto non sbilanciarsi troppo per non dissipare il piacere della lettura.
“Firenze è una delle città che meglio preservano le tracce del proprio passato, che sono tuttora ben visibili”- ha asserito la Monti, e ciò deve aver senza dubbio agevolato di gran lunga il suo lavoro di ricerca e la precisione delle descrizioni. Con dovizia di particolari e con un tecnica figurativa, sono infatti descritte le botteghe, le strade di Firenze e i loro odori, la moda e i piatti più in voga dell’epoca. Il lettore è così letteralmente trasportato nel periodo storico in questione, che per l’accuratezza delle descrizioni può quasi vivere in prima persona. Ma quali sono gli errori che occorre oculatamente evitare per la stesura di buon romanzo storico? In che misura la realtà della storia può miscelarsi alla fantasia? Secondo Chiara Montani la virtù starebbe nel mezzo: “Non bisogna scadere nella saggistica e in un eccessivo didascalismo, ma neppure adottare una scrittura superficiale, che prescinda da un doveroso lavoro di documentazione. Bisogna in buona sostanza cercare il “verosimile”, inserirsi nelle pieghe della storia e farla amalgamare con la fantasia al punto che non si riesca a distinguere il confine tra le due”.
Avendo la protagonista femminile, Lavinia, idee alquanto progressiste per la sua epoca, è scaturita nel corso della diretta una riflessione circa quello che è oggi il ruolo della donna nell’arte.
“Direi che siamo ben lontani da una completa e incondizionata parità, seppur ci faccia piacere credere di averla raggiunta. Tuttavia, parlare di un “ruolo specifico” della donna per quel che concerne l’arte, per me vorrebbe dire ammettere che possa fare determinate cose ma non altre, e significherebbe quindi già sminuirla.”- ha argomentato l'autrice. E continuando a parlare di arte, spontaneo chiedere ad arteterapeuta quanto essa stia rivelandosi “curativa” in tempo di pandemia.
“Sono ben felice che l’essere costretti all’interno delle proprie case abbia spinto ad avvicinarsi all’arte anche chi ne era stato in un certo qual modo distante. Parlo di arte in tutte le sue forme: pittura, ricamo, cucito, scultura ecc. Indubbiamente aiuta, e tanto, ma laddove vi è un disagio grave, chiaramente ci vogliono anche altri tipi di aiuto. Se l’arte da sola bastasse, gli artisti non sarebbero tutti (o quasi) un po’ folli!”- ha scherzato la Montani. L’autrice ha inoltre confessato di lavorare già al sequel del romanzo, che questa volta sarà ambientato a Roma, dove Piero della Francesca effettivamente si recò. Essendo un’appassionata cinefila, Chiara non disdegnerebbe affatto l’idea che il suo romanzo diventasse un film, anche perché, al livello descrittivo, si presta benissimo ad una sceneggiatura.