Mi ritrovo, quasi a sorpresa, e certamente fuori… immagine, (per come Vito Miccolis ha ripreso ciò che disperatamente, ma anche per… fortuna, si è ritrovato solo brutto, nonostante la sua bravura di fotografo, “mai sufficientemente lodata”) alle prese con un giornale e con la comunicazione pubblica, come cosa pubblica e materia comune certa, che trovano spazio sui byte di Noci 24.
di Leonardo Tinelli
Che da qualche parte si ritrovi, cari "uomini sapienti stanziali" della "Murgia dei due Mari", il fatto di maggiore danno che consentiamo venga perpetrato nelle nostre comunità, quello dell'abbandono di una relazione, di una reciprocità, che sia quella del fornaio che bruci il pane, dopo averne cotto di ottimo per lustri interi, come quello del medico che non ti segue per i troppi clienti e per bravura acquisiti, è solo pari alla caduta della politica che ci tocca considerare in tutta Europa appena una qualche sensazione di sblocco della crisi per debiti che l'Occidente sopporta possa far ritenere che una qualche disponibilità alla spesa pubblica sia alle porte. (E che resta il limite politico caratteristico del nuovo Governo Letta.)
CHE LO “ STARTAPPISTA” FACCIA CIÒ CHE VUOLE, e migliore stato di tassazione gli venga concessa sembra che lo si possa confermare come principio, non certo per come economicamente la sua funzione valga. È di stamattina nei titoli del telegiornale regionale la sua nuova legittimazione, ed è di tre giorni fa nei “Sussurri e grida” del “Corriere della Sera”, riferiti alle vicende di Borsa, la classifica delle regioni meglio colonizzate dal fenomeno e l’accelerazione che già si nota nel loro affermarsi proprio in ragione degli sgravi fiscali proposti. 200 quelle nate nell’ultimo mese in Italia, 19 il numero complessivo in Puglia, anche per il “Decreto
La ricerca degli stati in equilibrio dove la variabile tempo è una condizione indifferente tra concentrazione e rarefazione sempre perfettamente scambiabili, ma che pure ne registra la presenza, non può essere rapportata alle teorie dell’evoluzione che credono di poter fare leva sul tema dell’esperienza.
A proposito di… mitezza della cultura e della decisionalità della politica, (Pietro Citati che recensisce sul “Corriere” il libro di Barbara Spinelli “Il soffio del mite”, Qiqajon, 2012) e del nostro esserci proposti pubblicamente per la rifondazione culturale della politica) oggi sembra che la necessità del consenso, non importa se direttamente partecipato, inquini la stessa possibilità per la politica di individuare problemi, e nello stesso tempo, confermi implicitamente come la coerenza ricercata strenuamente nelle formule di cultura sia destinata a restare schiava di principi astratti.
Che la politica sia ridotta a risolvere ogni contradditorietà fino a coincidere con la propria fine è quanto ci tocca sopportare se la dimensione culturale sulla quale la nostra civiltà si basa resta bloccata in un presente comunicazionale vuoto e ancora di più impedita dalla mancanza di ogni operatività coerente.