NOCI (Bari) - La Xylella nella Terra delle Noci. Questo il titolo del convegno promosso dall'associazione culturale Terre delle Noci che il 30 giugno scorso ha organizzato un incontro per aprire il dibattito sull'avanzamento in Puglia del batterio della Xylella, una cui sottospecie è all'origine del Complesso del disseccamento rapido dell'olivo (CoDiRo), grave fitopatologia comparsa nel Salento sin dal 2010 e responsabile della morte per disseccamento di numerosi ulivi secolari.
Ad introdurre il confronto il presidente dell'Associazione Terre delle Noci, arch. Franco Tinelli, a cui è seguito l'intervento della dott.ssa Crescenza Dongiovanni, Responsabile del settore “Protezione Integrata e Biologica delle Colture e Sicurezza Alimentare” del CRSFA (Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura) “Basile Caramia” di Locorotondo. Puntuale l'analisi della situazione: dalla sua prima comparsa in Puglia, collocabile fra il 2008 e il 2010, anche a causa di ritardi nella sua individuazione e studio, il batterio ha continuato a diffondersi tramite il suo principale vettore, un insetto della famiglia delle Aphrophoridae (il cui nome comune, "sputacchine", rimanda alla schiuma bianca, simile alla saliva di uno sputo, in cui vivono immersi gli esemplari in fase giovanile), in particolare la specie Philaenus spumarius, nota come sputacchina media, specie molto diffusa in tutta Europa e presente con dense popolazioni nella provincia di Lecce. E' del febbraio 2018, inceve, il decreto del Ministro Martina che fissa le perimetrazioni delle zone infette (tutto il Salento fino alla Valle d'Itria) e delle zone di contenimento e cuscinetto ed i trattamenti obbligatori (eradicazione delle piante infette ed il controllo del vettore). Purtroppo dalla sua comparsa in Salento ad oggi ci sono stati notevoli ritardi nell'avvio delle misure più idonee ad arrestare la fitopatologia a tal punto da considerare ormai impossibile eliminare il batterio della xilella, ma perlomeno diventa sempre più necessario provare a contenerlo. Cosa fare? Eradicare le piante infette come da decreto ed effettuare le lavorazioni dei terreni (soprattutto fra marzo ed aprile) per ridurre le erbe infestanti e limitare la presenza degli insetti in età giovanile. Per i terreni pietrosi, non accessibili alle lavorazioni/trinciature, il decreto prevede anche il biodiserbo o il diserbo. Una grande difficoltà al contenimento del batterio è proprio il tema delle lavorazioni dei terreni che dovrebbero essere fatti con metodo ed efficacia su tutto il territorio ritenuto infetto, nella zona di contenimento e cuscinetto, poichè se non si copre l'intera area il Philaenus spumarius è in grado di riprodursi e di diffondere il batterio della xylella. Dal primo maggio 2018, come già previsto dalla normativa vigente, agli agricoltori che non si atterranno alle prescrizioni sarà comminata una sanzione pecuniaria.
Al convegno ha preso parte anche il dott. Michele Lacenere presidente provinciale Confagricoltura che ha evidenziato la valenza identitaria e storica degli ulivi millenari pugliesi ed il rischio di una eradicazione che possa privare il paesaggio di tale identità.
Critiche, infine, sulle misure adottate per combattere la xylella da parte del sig. Ivano Gioffreda, agricoltore e presidente dell'associazione Spazi Popolari AOR che da anni si batte contro l'eradicazione degli ulivi millenari e contro i decreti xylella, compreso l'ultimo di febbraio 2018, considerandoli un attacco speculativo sul territorio salentino e pugliese. Propone una agricoltura senza chimica e metodi naturali per curare le piante affette da xylella e mostra foto di piante da lui curate con metodi "tradizionali". Gioffreda viene più volte interrotto durante la sua esposizione per i suoi attacchi alla scienza ed ai "poteri forti" che ci sarebbero dietro il fenomeno xylella. Gli animi si scaldano spesso durante la serata e la moderatrice, Giovanna De Crescenzo, ha non poco da fare nel ristabilire un clima di ascolto reciproco. E mentre si litiga non solo nei convegni, ma anche nelle aule giudiziarie, la xylella avanza in Puglia: almeno su questo si sarà d'accordo?