NOCI - Com'è consuetudine da divere settimane, eccoci a un nuovo appuntamento con le nostre interviste esclusive agli artisti che costituiranno il parterre di “Esseri Urbani” il festival artistico-culturale incentrato sull’eterotopia che a partire dal prossimo 11 luglio animerà il centro storico nocese. Tocca oggi ad Angela Cosoli, artista polimaterica e concettuale che sviluppa la sua ricerca nella rivitalizzazione di oggetti in disuso come porte, persiane e pezzi di legno recuperati in luoghi abbandonati. Questi “contenitori di memoria” possono così avere nuova vita. Angela è docente di materie artistiche presso l’Accademia di Belle Arti di Bari e le sue opere, presenti in diverse gallerie e Musei, in Italia e all’estero, sono state premiate e segnalate in diverse occasioni. La parola dunque all’artista.
Parlaci un po' di te: al livello biografico ma soprattutto per quel che concerne il tuo operato, ciò di cui ti occupi
"Sono Angela Consoli, diplomata in tessuto all'Istituto d'Arte di Monopoli e in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Bari. Sono nata a Locorotondo e vivo a Bari. La mia vita, attualmente, è divisa tra l'arte e il mio lavoro di docente".
Che cos'è per te l'arte?
"Vado in giro alla ricerca di oggetti in disuso come porte, persiane e pezzi di legno recuperati in luoghi abbandonati, masserie, trulli e spazi industriali. In passato mi sono occupata dell’organizzazione di eventi, mostre e spettacoli teatrali.
Cosa ti ha spinta, o meglio cosa ti ha stimolata a rispondere alla call di "Esseri Urbani?"
"Ho deciso di rispondere alla "seconda chiamata" di Esseri Urbani perché trovo il progetto molto interessante a livello culturale/artistico e per diversi aspetti molto coraggioso".
Senza descrivere dettagliatamente l'opera o le opere(sarà una piacevole sorpresa degli spettatori andare a scoprirle) parliamo al livello puramente concettuale di quale contributo intendi apportare al festival "Esseri Urbani". Ci saranno sicuramente una tematica, un concetto o un insieme di valori che ti sei proposta di evidenziare
"Il mio intervento parte dal tema di questa edizione in cui si chiede agli artisti di pensare/ripensare alcuni luoghi/non luoghi. Per me lo spazio può essere vissuto e interiorizzato a vari livelli. Nell’esperienza contemporanea, luoghi e non luoghi si compenetrano e coesistono. Un “non-luogo” può diventare un “luogo” per qualcuno e viceversa. Un centro storico, una piazza, un dedalo di strade possono rappresentare sicurezza e senso di appartenenza e, allo stesso tempo, il centro storico, la piazza e le stesse stradine possono rappresentare una prigione e un limite per qualche altro. Per questo ho immaginato di portare alla luce del sole gli occhi, “gli sguardi dietro agli scuri” che, come moderne telecamere, avevano e forse hanno ancora, una vera e propria funzione sociale di “controllo”. Gli occhi sull’altro, sul diverso, su quello che azzarda e magari ha il coraggio di fare qualcosa di nuovo, qualcosa “fuori dalle regole”, qualcosa che inevitabilmente, prima o poi lo trasformerà e contribuirà a trasformare anche quei luoghi"
Abbiamo appreso che il tuo curriculum è veramente molto ricco e può vantare diverse opere esposte in Musei e gallerie in Italia e all’estero, nonché segnalate e premiate nell’ambito di prestigiosi concorsi e inserite dunque all’interno di cataloghi e volumi artistici Cosa potresti dirci di più al riguardo?
"Tra i cataloghi e volumi d’arte al cui interno sono state inserite le mie opere, vi sono “La via italiana all’informale- da Afro, Vedova, Burri alle ultime tendenze” Mondadori; “ Percorsi d’Arte in Italia” Rubettino; “Generazioni a confronto” a cura di Giorgio Di Genova.
Tra gli ultimi Premi ricevuti ci sono invece: Premio “Stregarti per l’Arte contemporanea 2018”; Premio Internazionale per l’Arte contemporanea “Limen 2017”; Premio “Periscopio
sull’Arte contemporanea 2016; “Premio Sulmona 2016”.