NOCI - Pochi forse sanno che nei secoli passati, ogni confraternita "usciva e faceva il giro" processionale con le proprie statue dei Misteri. Tra il Giovedì e il Venerdì Santo, il paese era interessato da un flusso quasi continuo di uomini e statue che percorrevano - secondo un preciso ordine di precedenza - le strade e i vicoli del Centro, visitando gli altari della Reposizione (erroneamente chiamati ancor oggi "Sepolcri"). Venuti meno i confratelli e disperse o distrutte per degrado e tarli molte delle antiche statue, le processioni si ridussero a cavallo tra gli anni '70 e '80 del secolo scorso alla sola processione della "Desolata".
La Madonna vestita di nero (negli anni Settanta accompagnata ancora dal settecentesco "Cristo morto" e dalla "Pietà") percorreva le strade del Centro Storico al termine della suggestiva Liturgia della Passione con l'Adorazione della Croce del Venerdì Santo, la cosiddetta "Messe a'ndretele", ovvero "la Messa al contrario", perché in essa per antica tradizione non si consacra il Pane Eucaristico (e il Vino), ma si consuma quello reposto il giorno prima nel Tabernacolo. Dal 1997 ad oggi, grazie alle capacità organizzative e alla passione del Ten. Colon. Nicola Angiulli, di alcuni fattivi suoi collaboratori, dell'Azione Cattolica della Chiesa Madre, dei gruppi Scout Noci 1 e 2 e più di duecento portatori tra uomini e donne, quelle antiche processioni di cui rimaneva solo il ricordo, furono - per così dire - fuse in un'unica processione che annovera al momento una decina di statue (alcune comprate ex novo e offerte da privati cittadini, altre antiche restaurate).
Dall'anno scorso, la processione dei Misteri fu anticipata alla Domenica delle Palme per permettere un maggior afflusso di fedeli e consentire il Venerdì sera una più ordinata disposizione delle funzioni sacre, in vista dell'altra grande processione della Settimana Santa: la Via Crucis con il "Cristo di Casaboli". Curata ancora gelosamente dagli uomini dell'Azione Cattolica della Chiesa Madre immaginari "eredi" dei sacerdoti del Capitolo di Noci ai quali - e solo a loro fino alla soppressione - era concesso di trasportare scalzi il Sacro Simulacro in particolari occasioni come calamità naturali e carestie.